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Le radici del male: come salvare ATAC, senza essere Napoleone

Inutile girarci intorno, il problema che da decenni impedisce a Roma di avere un trasporto pubblico locale degno di una capitale europea nasce e si radica nel rapporto incestuoso che le aziende pubbliche di gestione del trasporto romano hanno con l’Amministrazione comunale e la politica.

E' un rapporto perverso, che vede il Comune di Roma nella duplice veste di azionista assoluto delle aziende di trasporto e, nello stesso tempo, di controparte dei contratti di servizio. Da un lato è proprietario di ATAC e dall’altro considera ATAC suo cliente e fornitore di servizi. Un’insensatezza allo stato puro. Una circolarità viziosa che non rende nessuno responsabile di niente. Se a questo aggiungiamo l’influenza esercitata dai politici locali e i micro (o macro) interessi che questi ultimi rappresentano, il quadro è pericolosamente completo.



Esiste però un caso di successo - nell’esperienza italiana del trasporto pubblico - che assomiglia all’attuale governance del trasporto romano: quello delle Ferrovie dello Stato prima della riforma degli anni Novanta, quando il Ministero dei Trasporti esercitava, al tempo stesso, le funzioni di controllore e di cliente del servizio erogato, in un connubio che impediva ogni processo di riorganizzazione e ammodernamento del trasporto ferroviario.

In quel caso la soluzione fu trovata nella separazione tra le funzioni di controllo – assegnate, in qualità di azionista al 100%, al Ministero dell'Economia e delle Finanze - e quelle di controparte del contratto di servizio di trasporto passeggeri (di competenza del Ministero delle infrastrutture e trasporti). E’ pur vero che a Milano, dove la governance del trasporto pubblico è la stessa di Roma, l’ATM funziona. Ancora una volta a dimostrazione che le due città non sono affatto paragonabili: la dimensione, la complessità urbanistica, l’impatto storico-archeologico e il quadro socio-politico-ambientale sono fattori che rendono Roma profondamente diversa dal modello milanese.

1. La crisi di ATAC: delle cause e degli effetti 

I principali problemi che affliggono il trasporto locale a Roma possono essere così sintetizzati:

a. Mancanza totale di una visione di medio e lungo termine del processo di investimento (pianificazione e implementazione). 

Le cause vanno ricercate:

  • nel legame strettissimo con ciclo politico (gli investimenti nei trasporti hanno un’ottica di lungo termine che non si sposa con l’ottica di breve termine delle giunte capitoline); 
  •  nella strutturale sottocapitalizzazione della società causata dalle esigenze economiche del Comune; 
  • nella mancanza di una dialettica negoziale, a causa della coincidenza tra azionista e cliente, nella regolazione dei rapporti tra comune e azienda (contratto di servizio); 
  • con specifico riferimento alla metropolitana, nel quadro regolamentare, procedurale e delle autorizzazioni (sovrapposizione e complessità della normativa e degli attori/interlocutori: basti pensare alle competenze della Soprintendenza Belle Arti, dei Vigili del fuoco, all’applicazione della normativa sui disabili) che rende i costi e i tempi di realizzazione degli investimenti inaccettabili per qualsiasi azienda sana. 

Gli effetti si ripercuotono:

  • sul trasporto pubblico di superficie, con una flotta vecchia ed insufficiente e una conseguente mancanza di produttività accompagnata da esorbitanti costi di manutenzione. 
  •  sulla metropolitana, con linee insufficienti e minime intersezioni, che la rendono poco utile per gli spostamenti nell’ambito del centro e nei quartieri vicini al centro, e che determinano un impatto disastroso a ogni minimo guasto di linea sulla circolazione, in totale assenza di linee alternative. 

b. Cattiva organizzazione e rapporti compromessi con i dipendenti 

Le cause qui risiedono:

  • nell’influenza della politica locale, fortemente radicata in azienda; 
  • nella debolezza del Sindaco e della Giunta nei rapporti sindacali, perché fortemente influenzati dalle logiche elettorali. Gli effetti si riflettono principalmente: 
  • in una governance aziendale caotica e deresponsabilizzata e in cambi frequenti degli organi amministrativi (tutti elementi incompatibili con sane logiche di gestione aziendale); 
  • in una scarsa produttività del personale (regole di impiego e esigibilità delle prestazioni). 

c. Rapporti con i fornitori 

Le cause, anzi, la causa principale sta:

  • nell’influenza dei politici locali nei rapporti con i fornitori, i quali sono spesso anche i finanziatori delle campagne elettorali e/o dispongono di strumenti di pressione sui vari organi consiliari. Gli effetti impattano 
  •  sui costi e sulle modalità di fornitura dei beni e servizi, che sarebbero inaccettabili per qualsiasi azienda sana. Esistono poi ulteriori (incredibili) problemi minori: ad esempio norme che rendono difficile l’esigibilità del titolo di viaggio e delle relative multe (per esempio non è possibile esigere i documenti di identità dai multati, che possono così dare false generalità; oppure c’è la possibilità - per chi sia sprovvisto di abbonamento - di avere un giorno a disposizione per esibirlo, consentendo così il ricorso a raggiri quasi ovvii, come ad esempio la partecipazione a gruppi di acquisto di un unico abbonamento, quello impersonale e cedibile, che viene recapitato allo "sfortunato" e da questi utilizzato nel controllo postumo.

2. La “non soluzione” della privatizzazione 

Una situazione strutturalmente così compromessa dovrebbe avere una risposta immediata e apparentemente semplice: la privatizzazione dell’ATAC. Purtroppo un’azienda, per essere privatizzata e non svenduta, ha bisogno di un piano industriale sostenibile a medio lungo termine e con dei ritorni accettabili: ATAC non risponde ad alcuna di queste condizioni.

3. Una soluzione alternativa per il risanamento

La soluzione che proponiamo è quella di operare il passaggio del capitale ATAC a una società pubblica (FS o CDP) che, in un periodo di 2/3 anni, negozierà con il Comune un contratto di servizio di lungo termine, che permetta all’azienda di:

  • costruire e avviare un piano serio e credibile di investimenti; 
  • attuare una ristrutturazione aziendale sia sul lato dipendenti (contratto e regole di impiego) sia su quello dell’organizzazione; 
  • introdurre una nuova e trasparente procedura per l’acquisto di forniture e servizi. E’ evidente che il principale motivo dei fenomeni prima citati è l’influenza della politica locale e l'assoluta mancanza di un aperto contradittorio tra le aziende che devono fornire i servizi e il Comune, che è al tempo stesso regolatore, cliente del contratto di servizio e azionista di controllo dell’azienda. 

E’ solo spezzando questo rapporto perverso che ATAC potrà diventare un’azienda “normale”. In questo senso, il Comune dovrà limitarsi a definire le esigenze di trasporto pubblico della Città e in quest’ambito negoziare il contratto di servizio. Starà poi all’Azienda adempiere al contratto, in una oggettiva, virtuosa, trasparente dinamica “cliente-fornitore”.


@TeamWikiroma
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  • 10 febbraio 2016
Antonio Preiti Antonio Preiti Author

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