Roma, oltre i beni culturali con la cultura contemporanea
22:42
Uno studio per Wikiroma di Stefano Monti. Un viaggio nei valori economici dell'intangibile. Focus su Roma e sul valore dalla cultura contemporanea (Per leggere o scaricare il dossier basta premere il tasto keep reading e poi cliccare dove indicato)
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Qui di seguito un estratto:
"Il rapporto tra arte e territorio è un rapporto molto labile, soggetto a numerosissime variabili non sempre direttamente controllabili. L’affermazione di una città come produzione di cultura, e di arte in particolare, è il frutto di un’alchimia più che di una ricetta da seguire. Di quest’alchimia, tuttavia, si conoscono molte dinamiche, e soprattutto si conoscono quei fattori in grado di generare un processo virtuoso di crescita.
Il mercato dell’arte, e ancor più il mercato dell’arte contemporanea, mostra un sistema del valore, più che una catena di valore in senso stretto, e le sue funzioni principali riguardano ambiti molto differenti, che pongono nello stesso settore, critici, creativi e assicuratori, venditori ed esperti d’arte, appassionati, collezionisti e infine investitori.
Non è possibile agire su tutti i player in modo univoco e contemporaneo, ma è possibile individuare degli hub che permettano di attivare degli effetti positivi su tutti gli altri stakeholder coinvolti nel processo di creazione del valore.
Per quanto possa sembrare banale ripeterlo, e per quanto già tante volte sia stato detto, è comunque un fatto che Roma sia celeberrima per il suo passato, e ben poco nota per le sue produzioni.
Sicuramente sono presenti sul territorio artisti di talento e di valore, così come galleristi in grado di comprendere le esigenze di un mercato così difficile. Ciò che manca, in una città così vasta e multi stratificata come questa è una visione d’insieme, un “sistema” dell’arte, un polo, un centro o un quartiere attorno al quale i player del settore possano convergere.
Ciò che manca è anche una visione da parte della pubblica amministrazione, che è stata posta, sfortunatamente, di fronte ad una serie di emergenze che non hanno sempre permesso la possibilità di creare una politica legata all’arte contemporanea di medio periodo.
Il mercato dell’arte tuttavia, nonostante che sul versante globale abbia conosciuto nel 2015 il primo segno negativo dopo quasi un decennio di crescita ininterrotta, mostra notevoli potenzialità e non solo nelle sue dimensioni più aggregate, ma anche e soprattutto per le potenzialità di attivatore di processi economici su piccola scala, quali quelli che possono essere attivata nella dimensione di quartiere.
Spesso si è argomentato che la produzione culturale romana sia in realtà frenata proprio dalla grande mole del suo passato storico ed artistico. È giunto, tuttavia, il tempo perché anche Roma avvii una riflessione di ampio respiro sul proprio ruolo in questa produzione, sfruttando anche il grande pregio di visibilità che gode per un passato che sembra un macigno solo fino a quando non si cambia prospettiva.
Solo fino a quando non si avvia una politica credibile, concreta, più operativa che altisonante, rivolta alla valorizzazione dell’esistente, e all’attrazione dei futuri talenti."
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Qui di seguito un estratto:
"Il rapporto tra arte e territorio è un rapporto molto labile, soggetto a numerosissime variabili non sempre direttamente controllabili. L’affermazione di una città come produzione di cultura, e di arte in particolare, è il frutto di un’alchimia più che di una ricetta da seguire. Di quest’alchimia, tuttavia, si conoscono molte dinamiche, e soprattutto si conoscono quei fattori in grado di generare un processo virtuoso di crescita.
Il mercato dell’arte, e ancor più il mercato dell’arte contemporanea, mostra un sistema del valore, più che una catena di valore in senso stretto, e le sue funzioni principali riguardano ambiti molto differenti, che pongono nello stesso settore, critici, creativi e assicuratori, venditori ed esperti d’arte, appassionati, collezionisti e infine investitori.
Non è possibile agire su tutti i player in modo univoco e contemporaneo, ma è possibile individuare degli hub che permettano di attivare degli effetti positivi su tutti gli altri stakeholder coinvolti nel processo di creazione del valore.
Per quanto possa sembrare banale ripeterlo, e per quanto già tante volte sia stato detto, è comunque un fatto che Roma sia celeberrima per il suo passato, e ben poco nota per le sue produzioni.
Sicuramente sono presenti sul territorio artisti di talento e di valore, così come galleristi in grado di comprendere le esigenze di un mercato così difficile. Ciò che manca, in una città così vasta e multi stratificata come questa è una visione d’insieme, un “sistema” dell’arte, un polo, un centro o un quartiere attorno al quale i player del settore possano convergere.
Ciò che manca è anche una visione da parte della pubblica amministrazione, che è stata posta, sfortunatamente, di fronte ad una serie di emergenze che non hanno sempre permesso la possibilità di creare una politica legata all’arte contemporanea di medio periodo.
Il mercato dell’arte tuttavia, nonostante che sul versante globale abbia conosciuto nel 2015 il primo segno negativo dopo quasi un decennio di crescita ininterrotta, mostra notevoli potenzialità e non solo nelle sue dimensioni più aggregate, ma anche e soprattutto per le potenzialità di attivatore di processi economici su piccola scala, quali quelli che possono essere attivata nella dimensione di quartiere.
Spesso si è argomentato che la produzione culturale romana sia in realtà frenata proprio dalla grande mole del suo passato storico ed artistico. È giunto, tuttavia, il tempo perché anche Roma avvii una riflessione di ampio respiro sul proprio ruolo in questa produzione, sfruttando anche il grande pregio di visibilità che gode per un passato che sembra un macigno solo fino a quando non si cambia prospettiva.
Solo fino a quando non si avvia una politica credibile, concreta, più operativa che altisonante, rivolta alla valorizzazione dell’esistente, e all’attrazione dei futuri talenti."
Stefano Monti